Cenni storici

L’arcivescovo Carlo Antonio Dal Pozzo, dei Conti di Ponderano in Piemonte, Arcivescovo di Pisa, volendo provvedere agli studi di giovani piemontesi, ottenne dall’Ordine di Santo Stefano la casa confinante con la chiesa di San Rocco in Piazza dei Cavalieri – Palazzo Puteano – in affitto perpetuo, con l’obbligo però di provvedere alla sua manutenzione. Il Collegio fu fondato l’8 dicembre del 1604 e già nel gennaio del 1605 vi entrarono i primi cinque alunni. Successivamente il numero degli studenti salì a sette e rimase praticamente invariato negli anni a venire.
Tra il 1802 e il 1805 il Collegio fu chiuso; riaperto per circa un anno, cessò nuovamente di funzionare, per poi riprendere l’attività nel 1808. All’inizio del Novecento le presenze diminuirono notevolmente tanto che nel luglio del 1925 fu chiuso “per deficienza di rendita”. Sulla base dell’accordo preso in seguito tra il Cardinale Maffi e Giovanni Gentile, allora Direttore della Scuola Normale Superiore, l’istituzione riprese l’attività nel 1930, accogliendo ventidue studenti, di cui sette prescelti nell’ambito del vecchio mandamento di Biella e quindici selezionati dal concorso per esami bandito dalla Scuola Normale.
Il palazzo del Collegio Puteano, dal 1604 ai giorni nostri ha subito varie destinazioni ed è stato in tempi recenti anche sede di una Casa dello Studente dell’Università di Pisa. Passando alla situazione attuale, in virtù di una stretta collaborazione con la Scuola Normale Superiore, dal 1997 è stato concesso in uso alla Scuola Normale Superiore per novantanove anni, a condizione che la Scuola provvedesse a restaurarlo e ospitasse due studenti vincitori del bando emanato dalla Fondazione “Collegio Puteano”

Il Palazzo
Il “Collegio Puteano”, come le altre due case accanto, aveva l’altezza di tre piani (più quello delle cantine) e si sviluppava su una semplice planimetria a triplo tratto. La parte centrale, più stretta rispetto ai tratti laterali che erano uguali, era destinata originariamente all’andito, e dava accesso alla scala interna, mentre le stanze ai lati erano destinate alle camere.
La Pianta del Collegio Puteano, comprendente le planimetrie del piano terra, del primo e del secondo piano, illustra accuratamente la struttura di questo edificio. Il disegno è anonimo e non datato, ma il confronto con altre piante eseguite per l’Ordine, permette di attribuirlo a Giovanni Michele Piazzini, attorno alla metà del Settecento. Similmente alle altre due case a schiera l’edificio si sviluppa su schema a triplo tratto, di cui quello centrale, più stretto, è destinato all’andito e alla scala. Al primo piano, nella zona prospiciente la piazza, è situata la “sala”, affiancata da tre camere. Anche le quattro stanze del terzo piano servono come camere degli studenti; al piano terra, accanto a due camere sono collocate la cucina, il “legnaiolo” e il refettorio, che si affaccia su un chiostro retrostante.
La pianta:
Per ciò che riguarda l’esterno, dobbiamo ricordare che l’ideazione iniziale prevedeva, per questo gruppo edilizio, l’uso della pittura ad affresco estesa su tutti gli edifici. In questo modo veniva completato l’effetto scenografico, che avrebbe trovato continuità con i graffiti già esistenti sulla facciata del Palazzo della Carovana e con gli affreschi sul Palazzo dell’Orologio, eseguiti quasi nello stesso torno di tempo. Tale progetto fu realizzato però solo parzialmente, interessando unicamente la casa destinata al Collegio Puteano.
Gli affreschi della facciata principale, comunemente attribuiti a Michelangelo Cinganelli, dovettero essere eseguiti attorno al 1605, in concomitanza con l’apertura del Collegio stesso. Intorno al 1608 – 1609, fu realizzata la decorazione del Palazzo dell’Orologio, come veniva indicato, sebbene non esplicitamente, con un ordine granducale. La scelta per il parametro cromatico della facciata del Collegio Puteano, riprende il clima estetico già presente nella Piazza vasariana, contribuendo a rafforzarne l’effetto scenografico.
a decorazione nei riquadri disposti tra le finestre, affiancati da putti (come quelli tra il primo e secondo piano che reggono lo stemma e le cartelle con gli emblemi araldici), voleva probabilmente alludere all’istituzione per i giovani piemontesi e al suo fondatore. Sappiamo che nella seconda metà dell’Ottocento la facciata presentava un notevole degrado, per cui fu restaurata nel 1895, senza possibilità ormai di salvare gran parte della decorazione. Dopo i successivi restauri, l’ultimo è del 1969, gli affreschi sono visibili solo nella parte superiore, mentre nella zona bassa i semplici riquadri moderni segnalano la loro scomparsa.
Particolare facciata:

Si ringrazia per la collaborazione l’Arch. Ewa Karwascka

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